Editoriale La forza delle rete: quando la passione diventa un lavoro
di Aldo Macchi, Direttore ArCoPh Monkeys Video Lab per Visioni Parallele
All’interno dello splendido scenario del Gazometro di Roma, siamo stati inseriti nel programma di masterclass dell’Agorà di Videocittà. Un’occasione per parlare del nostro lavoro sotto il titolo di “La forza della rete: quando la passione diventa un lavoro”. Da lì è nata l’idea di mettere nero su bianco un racconto che abbraccia sempre di più le nuove figure professionali e il mondo dei freelance.
Perché è vero che il futuro del mondo del lavoro sarà in mano ai freelance, ed è altrettanto vero, secondo i dati estrapolati dal World Economic Forum, il 65% delle bambine e dei bambini che oggi vanno a scuola, faranno un lavoro che oggi ancora non esiste. Parlare di futuro, avendo a che fare con le nuove generazioni, è una sfida necessaria quanto delicata. Il futuro è un concetto che spaventa ma che, allo stesso tempo, stimola a fare chiarezza e offrire quante più opportunità di ascolto, integrazione, crescita professionale e umana.
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È così semplice definire come si fa rete?
I professionist* di domani saranno freelance, quindi. Ma questo cosa comporta? Significa che una grande fetta di mercato, oggi rappresentata dalle aziende, con dei dipendenti, diventerà ibrida, con i gruppi di freelance che costituiranno, di volta in volta, squadre di lavoratori e lavoratrici che andranno a cambiare non solo il concetto di azienda, ma anche quello di agenzia. Ma per poter provare a fare davvero un po’ di chiarezza sul significato di fare rete, serve andare a definire i termini che la rete la inquadrano: i collettivi, il network, la community e la cooperativa. Parole differenti, con aspetti in comune ma anche grandi e fondamentali differenze.
Collettivi: I collettivi sono gruppi di persone che si uniscono per perseguire un obiettivo comune o condividere un interesse comune. Sono organizzazioni informali, spesso caratterizzate da una struttura flessibile e orizzontale. I collettivi possono essere temporanei o permanenti e possono riguardare diverse aree, come l’arte, la politica, l’attivismo sociale, ecc. L’adesione ai collettivi solitamente si basa sulla partecipazione volontaria e sull’uguaglianza tra i membri.
Network: Un network è una rete di individui, organizzazioni o entità che collaborano o si collegano tra loro per scambiare risorse, conoscenze o opportunità. I network possono essere formati da professionisti, aziende, istituzioni o altri attori che condividono interessi o obiettivi simili. L’obiettivo principale di un network è favorire la connessione e la collaborazione tra i partecipanti, creando sinergie e possibilità di scambio reciproco.
Community: Una community è una comunità di individui che si uniscono per condividere interessi, valori o identità comuni. Una community può essere basata su un luogo geografico, un argomento specifico o un’attività condivisa. Le community possono essere virtuali (online) o fisiche (locali) e offrono un ambiente in cui i membri possono interagire, condividere esperienze, fornire supporto reciproco e collaborare per raggiungere obiettivi comuni.
Cooperativa: Una cooperativa è un’associazione autonoma di individui che si uniscono volontariamente per soddisfare i propri bisogni economici, sociali e culturali. Ma anche le proprie aspirazioni attraverso la creazione di una società di proprietà comune e democraticamente controllata. Il tutto seguendo dei principi che la regolano e la strutturano. L’obiettivo principale di una cooperativa è quello di soddisfare i bisogni dei propri soci e della comunità in generale, piuttosto che perseguire il massimo profitto.
Grazie a queste definizioni, possiamo vedere che tra gruppi informali, gruppi di realtà già costituite, o gruppi di membership per supporto e crescita reciproca, c’è un modello che si distingue e che è chiamato a investire molto sul proprio modello per rispondere alle esigenze dei freelance di oggi e ancor più a quelli di domani: la cooperativa.
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La cooperativa un’opportunità
per i freelance
Lo si capisce dal confronto stesso con le altre definizioni: la cooperativa è l’unica struttura di rete che costituisce un’impresa, all’interno dei quali i soci compartecipano all’evoluzione e crescita della cooperativa, ma soprattutto possono godere dei servizi e delle tutele del far parte di una impresa costituita. I soci di una cooperativa, possono quindi continuare a godere di tutte le libertà del freelance, ma con i vantaggi e il riconoscimento di un lavoratore dipendente.
Rimando alla lettura del sito della più grande realtà cooperativa d’Italia, Rete Doc, per cogliere i singoli vantaggi per i freelance. In questo editoriale l’obiettivo è quello di calare l’esempio di questa struttura sui professionisti della comunicazione.
Il modello di business dell’editoria tradizionale sta conoscendo una crisi che sembra ormai senza fine. Sono cambiati i modelli di fruizione dell’informazione, sono cambiati i linguaggi, è cambiato il mercato, ma è cambiato anche il lavoro. Le redazioni sono sempre più vuote, e piene di collaboratori esterni a partita Iva. Quella che era nata come una piccola pezza per ridurre i costi e alleggerire la crisi, è diventata la prassi. E così ecco che i professionisti della redazione sono, da tempo, soprattutto freelance e non cercano più solo i lavori redazionali, ma rendono giornalistica la comunicazione aziendale e istituzionale.
È il caso del fenomeno del brand journalism, ma anche della crescita del personal branding che ha trasformato i profili social in quello che un tempo erano i blog, con una forte propensione alla comunicazione B2B. Parallelamente la digitalizzazione ha visto un’evoluzione velocissima che ha portato alla nascita di figure professionali diverse tra loro e specializzate verticalmente.
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Cambiano i ruoli ma non le parole chiave
Ecco quindi che le parole di riferimento del mondo della comunicazione restano le stesse, ma cambiano i luoghi e i ruoli.
Le redazioni saranno sempre di più delle strutture diffuse, in grado di tenere in rete le figure coinvolte. Non saranno necessariamente luoghi fisici, ma soprattutto virtuali e distribuite su tutto il territorio, per essere in grado di creare, di volta in volta, gruppi di lavoro differenti in base alle esigenze del cliente.
L’editore, il finanziatore, è il cliente. Da qui il successo di modelli come quello della membership, che si basa sul valore della community che sostituisce il ruolo che prima era svolto dall’editore e dalla raccolta pubblicitaria.
Questo perché gli sponsor, oggi, sono interessati più al target che ai numeri. È la fiducia la parola chiave che si deve perseguire. Il rapporto di fiducia e fidelizzazione tra chi comunica e chi non solo riceve la comunicazione ma decide di “iscriversi” perché si identifica nel messaggio e in come viene dato.
Ecco che riemerge l’esigenza di una struttura in grado di gestire tutto questo e tutelare le figure coinvolte. Sapere di avere una realtà che ti aiuta a inquadrare il tuo lavoro, legittimarlo, dandoti opportunità di formazione e lavorative.
È la forza della rete, che pone i valori al centro della propria professionalità, senza mettere in secondo piano la crescita e il riconoscimento. È la forza del modello cooperativo come proposta di valore del mondo dei freelance.