Ogni giorno è l’8 marzo: la consapevolezza del lavoro fatto, lo stimolo per il cambiamento
di Daniela Furlani, Presidente Doc Creativity e delegata pari opportunità e parità di genere Rete DocOggi si celebra la Giornata internazionale dei diritti delle donne.
Le parole chiave sono emancipazione, conquiste siano esse sociali, politiche o economiche, diritti raggiunti ma anche diritti negati, parità (da ricercare), accesso al lavoro, all’istruzione. Consapevolezza di quanta strada è stata fatta e di quanta, ancora, ce ne sia da fare, sfide vinte, discriminazioni e violenze.
È la giornata in cui ci si ferma a riflettere, dove ci si impegna a dialogare per trovare nuove soluzioni, dove organizzazioni, associazioni, realtà imprenditoriali e politiche si concentrano per poter valorizzare un tema tanto importante quanto discusso, soprattutto in questo specifico momento storico.
Una data in pretesa di spazio
Potremmo definirla una data in pretesa di spazio, di analisi, di proposte e di cambiamento.
I numeri parlano chiaro, nel rapporto Istat 2023 si evidenzia che l’Italia resta uno dei Paesi europei con la più̀ bassa componente femminile nel mondo del lavoro, con un tasso di occupazione pari al 51,1%.
Dalla relazione annuale sulle “Convalide delle dimissioni lavoratrici madri e lavoratori padri presentata dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro” il 5 dicembre 2023, si evidenzia che cresce sempre di più il numero di lavoratrici che lasciano il lavoro dopo la maternità. Nel 2022 hanno dato le dimissioni nei primi tre anni di vita di figli e figlie 44.699 donne contro 16.692 uomini nella stessa condizione, comportando una crescita del divario di genere rispetto all’anno precedente: le mamme sono il 72,8%, i papà il 27,2.
La causa va sicuramente ricercata nella difficoltà di conciliare l’equilibrio tra i tempi da dedicare al lavoro e quelli da dedicare alla vita privata e alla famiglia, il caldo tema del work life balance. Nel nostro paese la responsabilità di cura, infatti, è prevalentemente in carico alle donne in quanto mancano le infrastrutture di servizi a sostegno dei carichi familiari e vi è una assai limitata diffusione, a livello nazionale, di servizi di welfare e di sostegno alla genitorialità. Il modello di famiglia si sta inoltre, completamente rivoluzionando rendendo necessarie nuove soluzioni a favore di questo fluido cambiamento, che porta con sé necessità oggi inascoltate.
Il divario tra uomini e donne non si limita solo a questo.
Il Gender pay gap evidenzia, infatti, come le retribuzioni medie annue lorde delle lavoratrici e dei lavoratori, si assestino su un -30% alle donne rispetto agli uomini nel settore privato e su un -24,6% nel pubblico.
Dai numeri alle azioni
I numeri sono importanti, sono un elemento che permette di concretizzare un problema, con i numeri si riesce a scardinare gli stereotipi e a dimostrare che non si tratta di casi sporadici ma di un sistema che non funziona, che ha una derivazione culturale radicata, dove il patriarcato ancora influenza profondamente non solo le scelte delle donne ma, addirittura, la possibilità di poterle fare.
Ed è qui che mi inserisco con il valore del lavoro che stiamo portando avanti come Rete Doc sul tema. Da sempre in cooperativa abbiamo a cuore la dignità del lavoro e la valorizzazione delle professioniste e dei professionisti nell’industria culturale e creativa e dello spettacolo.
I numeri dicono che le donne si laureano in percentuale maggiore e con maggior risultati rispetto agli uomini ma poi queste competenze si disperdono, diventano invisibili. Qualcosa si rompe e addirittura non si scelgono di intraprendere alcune professioni non solo perché il prezzo da pagare sarebbe troppo alto ma perché non ci si ritrova nel modello organizzativo.
Questa è una delle sfide che abbiamo scelto di intraprendere perché, per i diversi principi cooperativi, tale divario non ci dovrebbe essere.
Gli impegni di Rete Doc
Ci siamo impegnati a organizzare, per esempio, corsi di formazione che prevedano una quota di accesso specifico alle donne per favorirne l’entrata nel mondo del lavoro in ambiti e settori oggi ancora fortemente sottorappresentati, in funzione dell’inclusione e del rafforzamento della parità di genere in lavori culturalmente ancora troppo maschili anche nel nostro specifico mercato.
Ma anche a stimolare un linguaggio inclusivo, perché il linguaggio condiziona il modo di pensare e da un senso concreto alla cosa che la parola rappresenta. Trovare nuovi strumenti di welfare a supporto dell’accessibilità al lavoro cambiando prospettiva e trovando soluzioni affinchè la cura possa essere, per esempio, condivisa.
Infine studiare un protocollo per la sicurezza contro la violenza di genere nel luogo di lavoro per arrivare in un futuro prossimo a creare sportelli di ascolto e interventi mirati.
Siamo assolutamente consapevoli che la cooperazione possa essere la risposta perché in essa si possono creare programmi e progetti che siano concretamente gender transformative, che portino cioè un reale miglioramento nella situazione di uomini e donne.
E lo può essere per tutte le nuove professioni digitali dell’industria culturale e creativa e dello spettacolo che in Rete possono trovare espressione contrastando il possibile divario che si potrebbe generare. Da un punto di vista accademico, infatti, si evidenzia che solo un laureato su tre nelle materie Stem è di sesso femminile, più precisamente il 38% con il presupposto per cui secondo il World Economic Forum il 65% degli studenti e studentesse che sta cominciando le scuole primarie, svolgerà un lavoro di cui oggi non conosciamo nemmeno l’esistenza.
Ogni giorno è l’8 marzo
Ripartiamo da oggi, quindi, con la consapevolezza che non è solo l’8 marzo, ma è ogni giorno il momento in cui si deve agire per supportare la dignità del lavoro, in cui ci si deve sporcare le mani, vedere concretamente quello che sta accadendo, provare probabilmente un certo fastidio che deve essere stimolo per il cambiamento.