Nuovi lavori nel mondo della musica: il social media marketing

di Aldo Macchi, Direttore ArCo

Il mondo discografico, così come lo conosciamo, ha una storia relativamente recente ma che, negli anni, non ha subito grossi cambiamenti, fino a quando non è entrato in gioco il mondo del web.

Negli anni 50 la mitica etichetta discografica Tamla-Motown di musica soul e rhythm and blues ha inventato un sistema di produzione di successi discografici ispirato alle fabbriche di automobili di Detroit. Il lavoro degli artisti, una volta registrato, veniva assemblato in una catena di montaggio che sceglieva, produceva, stampava e promuoveva per la vendita il prodotto discografico.

La relazione tra artista e pubblico era sempre mediata da radio, giornali, televisione o cinema. Unica eccezione erano i concerti o la firma di autografi. Il sistema di promozione non prevedeva un rapporto diretto tra l’artista e i suoi fan, era una comunicazione necessariamente verticale e a senso unico e il cui modello è rimasto sempre lo stesso, invariato, per decenni. Tutto cambia nel 2003, con la diffusione di Myspace, quando artisti e musicisti di tutto il mondo cominciano a utilizzare i social network in massa e per il mondo della promozione discografica ha inizio una rivoluzione.

Per alcuni la rivoluzione è ancora in atto, per altri iniziano ad esserci equilibri ben definiti, per altri ancora c’è semplicemente un nuovo nuovo mercato. Ne abbiamo parlato con Andrea Ponzoni, direttore operativo di Freecom Music, che ci ha aiutato a fare un quadro della situazione attuale. “Direi che non c’è più, o c’è meno, una dinamica di pubblicità orientata alla vendita del prodotto. C’è piuttosto una promozione continua. Questo ci obbliga anche ad introdurre delle nuove figure professionali nella filiera”.

Parliamo dei professionisti che si occupano delle attività relative al marketing sui social media e, per avere un’idea di cosa stiamo parlando vediamo come è organizzato il reparto di social media marketing di una grande azienda.

Il reparto riferisce al Communication manager ed è guidato da un social media strategist che imposta le strategie di marketing sui diversi canali social. Lavorano per lui un content manager che raccoglie e gestisce i contenuti multimediali preparati dal personale creativo. Abbiamo poi un community manager che, interpretando il tono di voce dell’azienda, interagisce con le diverse community, modera le discussioni e, spesso, si occupa anche del customer care. Si aggiunge poi un data analyst che raccoglie, analizza, organizza e riporta i dati come per esempio l’età degli utenti, le fasce sociali, gli orari, il numero di interazioni e molto altro ancora. Infine c’è il social media campaign manager che programma e gestisce i budget delle campagne a pagamento.

Questa squadra sviluppa il suo lavoro di comunicazione sui social network dove ogni piattaforma è diversa per tipi di pubblico, modalità di interazione e caratteristiche tecniche. Per quanto riguarda l’ambito della promozione discografica, al di fuori delle multinazionali, raramente un’artista ha a disposizione le risorse per avere una squadra di professionisti come quella dell’azienda che abbiamo descritto, come racconta Manuela Martignano, Communication Manager OTR Live: “Nella maggior parte delle realtà, per la mia esperienza e per quello che vedo, tutte le competenze necessarie sono concentrate su team ridotti. Questo significa che laddove ci dovrebbero essere 5 persone a fare il lavoro, magari ce ne sono due”.

tutela professionisti comunicazione

È abbastanza comune, non solo per le realtà della promozione discografica, riferire tutte le competenze di social media marketing ad un’unica figura professionale definita genericamente con l’inquadramento di social media manager. Questa figura professionale, nella sua forma, ideale per la promozione discografica è un professionista della comunicazione in grado di: 

  • Sviluppare strategie di comunicazione  
  • Pianificare la pubblicazione dei post  
  • Acquistare e gestire inserzioni a pagamento
  • Produrre contenuti scritti, grafici e fotografici  
  • Riprendere e montare i video  
  • Raccogliere e interpretare dati  
  • Gestire una community  
  • Essere costantemente aggiornato sui trend del momento e sulle novità degli algoritmi social
  • Ma soprattutto fare tutto a qualsiasi ora del giorno.

“Se scoppia una crisi sui social alle 09:00 di sera non puoi dire ci penso domani quando arrivo in ufficio perché sta succedendo in quel momento” continua Martignano. “Io non credo che il problema stia nella regolamentazione degli orari, è una cosa che semplicemente non si può fare. Dovrebbe, però, essere  il caso di estendere delle tutele, che oggi non ci sono, a chi fa attività di comunicazione”.

Ancora una volta l’aspetto delle tutele per i professionisti della comunicazione che lavorano in questo campo dell’industria culturale torna come tema che si aggiunge alla lista delle riforme necessarie ai mestieri dello spettacolo. Un discorso ancor più urgente perché la comunicazione sta assumendo sempre più i canoni della professione del futuro, all’interno di quell’oceano di sconfinate opportunità che è il web. Andare oggi a rispondere alle esigenze professionali di figure soprattutto giovani, permetterà di inquadrare oggi i professionisti del futuro e permettere loro uno sviluppo professionale alla luce del sole andando ad impattare all’origine la grande piaga del sommerso in un settore ancora in costruzione.

Cinque punti per riformare il settore dello spettacolo: i cardini del testo unico

Cinque punti per riformare l’intero settore dello spettacolo. Dopo due anni durante i quali il settore della cultura è stato paralizzato più volte e dopo mesi di battaglie a favore dei diritti per i lavoratori dello spettacolo, è questo l’importante risultato raggiunto dal Forum Arte e Spettacolo, un progetto composto da oltre 60 organizzazioni della filiera che si è interfacciato direttamente con le istituzioni per rappresentare quei professionisti che si sono sentiti invisibili.

Come si organizza un grande evento?

Oggi all’industria creativa e culturale italiana mancano 70.000 lavoratori. Sono quei professionisti dello spettacolo che a causa della crisi sanitaria e delle scarse protezioni sociali hanno definitivamente abbandonato il settore o si sono riciclati facendo altri mestieri.

Il mondo dello spettacolo e la piaga del lavoro sommerso

La maggior parte dei lavoratori dello spettacolo è isolata nel mercato del lavoro, soffre anche di una mancanza di potere contrattuale, che spesso porta a lavorare in nero o ad accettare condizioni di lavoro con un livello di precarietà più alto rispetto ai lavoratori di altri settori e con conseguenze negative in termini di salute, sicurezza e previdenza sociale.

L’impatto del Covid-19 sul mondo dello spettacolo

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Cos’hanno in comune un dj, un fonico, un batterista e una cantante lirica? Sono tutti lavoratori del mondo dello spettacolo e operano in teatri, locali notturni, stadi e feste di piazza. Un vero e proprio esercito di professionisti dello show business che vengono definiti lavoratori intermittenti. Non hanno un solo luogo di lavoro, mai lo stesso capo, e soprattutto non hanno un salario fisso assicurato.