Se fossi assessore per un giorno

di Giovanni Fattoruso, Blogger

Nel nostro racconto sulla città a Misura di Domani abbiamo chiesto ai ragazzi vincitori di Nuovi Suoni Live cosa pensassero di quest’anno della cultura. Se avessero percepito un maggiore fermento rispetto agli anni precedenti oppure se fosse tutto uguale.

C’è stata la Festa della Musica, per la prima volta in città, il Primo Maggio di Bergamo che ha messo in vetrina numerosi progetti emergenti e non della nostra provincia.
La verità è che a Bergamo da sempre c’è terreno fertile per far crescere giovani talenti. I Verdena, Caso, ovviamente i Pinguini Tattici Nucleari che di Nuovi Suoni Live sono stati anche vincitori.

Nella chiacchierata con Useless4, Fuma ed Erica Moss ci è parso di capire di avere davanti dei commensali non troppo felici del piatto a loro proposto. La cosa un po’ ci ha stupiti e un po’ no. Però ci hanno dato lo spunto per un’idea.

Abbiamo deciso allora di ricontattarli e chiedere:

“Se tu fossi assessore, con pieni poteri e budget illimitato, cosa avresti fatto di diverso per questo anno della Cultura?”.

Le risposte ovviamente ci hanno sorpreso.

C’è una diatriba vecchia come il mondo: le politiche giovanili vanno fatte fare ai giovani o no? 
Chi vi scrive opta per la seconda. I giovani sanno quello che vogliono, non sanno quello di cui hanno bisogno. Sono stato giovane anche io sino a pochi anni fa – così mi piace pensare, se mi guardo indietro e penso a cosa avrei voluto per me all’epoca non è la stessa cosa che vorrei ora per chi ho davanti.
È un concetto di visione: il giovane vuole qualcosa che abbia forza nel presente, la politica – intesa come gestione della cosa pubblica – deve creare un’opportunità che duri nel tempo e dia la possibilità di crescere.  
Certo, l’ascolto è fondamentale, per sapere di cosa hai bisogno devo capire e comprendere le tue esigenze.

Le politiche giovanili della città hanno creato un ambiente di cui forse non si riesce a capire l’importanza e la portata perché lo si da un po’ per scontato.
Locali come Edoné, Polaresco nascono per due motivi: l’associazionismo giovanile viene favorito ed incoraggiato e il comune ha messo uno spazio a disposizione.
In questa maniera si vanno a creare opportunità che in altri contesti non ci sarebbero potute essere.

Sempre chi vi scrive vive a Bergamo da quasi quarant’anni e da quando ne aveva 22 ha fondato associazioni di promozione culturale, gestito sale prova ed organizzato eventi.
Forse proprio l’aver vissuto un passaggio generazionale, dove dal niente poco alla volta e con una visione la politica ha dato modo a me e quelli come me di creare un’opportunità, mi fa capire che niente è scontato.

Questa intro sembrava dovuta, un po’ necessaria e un po’ no. Perché nelle nostre interviste ad esempio Erika Moss, che ha vissuto fuori Bergamo e si è approcciata quest’anno al circuito di concerti, locali etc etc ci ha detto di essere stupita di quante cose ci siano state per i giovani, quanti momenti per poter suonare ed esprimersi.

Una critica mossa da tutti i partecipanti è quella di non aver trovato grossa pubblicità dei vari eventi sui canali di comunicazione.
Possibile, ma questa affermazione può essere vera per una persona e falsa per un’altra.
I nostri feed dei social sono talmente invasi da così tante campagne pubblicitarie che perdersi qualcosa non è possibile, è praticamente certo. Solo la pubblicità di Remarkable2 appare sempre.

Però se facciamo noi lo sforzo di ascoltare i giovani, questi ragazzi e ragazze in tre momenti diversi, senza sapere nulla di cosa avessero detto gli altri ci hanno risposto la stessa cosa: se fossero stati all’Assessorato della Cultura avrebbero creato dei momenti di condivisione e contaminazione artistica.
Jam Session tra le varie arti, residenze artistiche, riqualificazione dei luoghi in disuso per restituirli all’arte.

Questo ci fa capire che c’è la fame di crescere, di conoscere, di non farsi mai trovare nello stesso posto in cui li abbiamo lasciati perché sono già diventati qualcosa d’altro. Allora invitiamo la politica – sempre intesa come persone che gestiscono la cosa pubblica – a favorire questo tipo di evento, a pubblicizzarlo maggiormente. Questa sana fame di conoscenza, di crescita, di scambio non può essere lasciata cadere nel dimenticatoio.

Perché la visione di chi segue la Polis e l’ascolto di chi propone cose come i giovani è sicuramente la strada giusta per una città migliore, e fortunatamente a Bergamo è così da qualche tempo e la speranza è che quest’occasione di Capitale della Cultura 2023 possa solo che amplificare quanto di buono già c’è.

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