Quarto Principio: Autonomia e Indipendenza
di Aldo Macchi (Direttore ArCo) con Francesca Martinelli (Fondazione Centro Studi Doc)“Le cooperative sono organizzazioni autonome, di mutua assistenza, controllate dai soci. Nel caso in cui esse sottoscrivano accordi con altre organizzazioni (incluso i governi) o ottengano capitale da fonti esterne, le cooperative sono tenute ad assicurare sempre il controllo democratico da parte dei soci e mantenere l’autonomia della cooperativa stessa.”
Questo principio è un principio piuttosto articolato: per questo, con Francesca Martinelli, direttrice della Fondazione Centro Studi Doc, abbiamo fatto chiarezza sul significato di autonomia e indipendenza, vero e proprio tratto distintivo e proposta di valore, come modello di impresa alternativo alle grandi piattaforme come Deliveroo o Uber.
La cooperazione come modello alternativo alle grandi piattaforme
Di Francesca Martinelli (Fondazione Centro Studi Doc)
Questo è un principio molto importante, descrive le cooperative come organizzazioni che hanno libertà di agire in modo indipendente per governarsi, controllare i propri affari, e stabilire le proprie regole di funzionamento. Ovviamente queste regole sono definite dai soci, e proprio l’espressione “controllata dai soci” fa anche riferimento al secondo principio che è quello del controllo democratico dei soci che viene preso e incorporato dentro al concetto di autonomia e indipendenza di una cooperativa.
Il tema è proprio quello della autonomia e indipendenza. Una cooperativa non è autonoma e non è indipendente se il controllo non spetta ai propri soci. Questo controllo deve essere effettuato in modo democratico, sano, aperto, trasparente e responsabile. In particolare, quando nel principio si parla di accordi con altre organizzazioni, compresi i governi o fonti esterne per la raccolta di capitali, si qualifica la relazione che dovrebbe esistere tra qualsiasi cooperativa e ogni altra organizzazione con cui una cooperativa può stipulare un accordo.
In questo contesto il principio esorta le cooperative a non mettere a rischio la propria indipendenza e il controllo Democratico dei soci stipulando accordi che possano rischiare di compromettere l’autonomia della cooperativa stessa. Le dimensioni sono appunto tre:
- Accordo con i governi
- Accordo con altre organizzazioni
- Quando una cooperativa raccoglie capitali
Queste tre categorie possono potenzialmente compromettere l’autonomia e l’indipendenza di una cooperativa e il diritto dei suoi membri a esercitare un accordo democratico sui suoi affari. Per questo vanno controllate e gestite accuratamente.
Il rapporto tra governo e cooperazione
Questo principio vale per le cooperative presenti in tutto il mondo, non sono in Italia, quindi forse per noi non è particolarmente autoevidente. Il quarto principio, però, ricorda ai cooperatori e alle cooperatrici che hanno il diritto di prendere decisioni sulla loro cooperativa senza influenze indebite da parte del governo. Questa è una sfida importante, soprattutto quando i rapporti tra la cooperativa e il governo sono rappresentati da casi in cui il governo considera lo sviluppo delle cooperative come uno strumento politico.
Questo può accadere ad esempio quando la cooperativa fornisce servizi in alcuni settori economici come strumento per la creazione di posti di lavoro, riduzione della povertà o della disoccupazione. L’uso della cooperativa esplicitamente come strumento del governo è un fenomeno che accade molto spesso nei paesi del sud globale. In molti paesi di quest’area le cooperative sono state incluse nelle strategie nazionali di riduzione della povertà: penso ad esempio all’Argentina o al Brasile.
Il motivo è proprio la loro capacità comprovata di mobilitare economicamente i membri meno privilegiati della società. C’è anche un progetto in Bangladesh che vuole cercare di creare delle cooperative di lavoratori domestici che fino a poco tempo fa erano fondamentalmente schiavi e sta cercando di usare le cooperative proprio per cercare, attraverso il governo, di cambiare la situazione.
Questo però, a prescindere dalle buone intenzioni del governo, può essere problematico perché potrebbe portare a un eccessivo controllo del governo sulle cooperative. Bisogna quindi stare attenti e verificare che il governo rispetti effettivamente l’autonomia l’indipendenza delle cooperative, oltre al diritto democratico dei soci di controllarle.
Il quarto principio non proibisce la regolamentazione delle cooperative da parte del governo, anzi, è necessario che ci sia un governo che supporta la creazione di cooperative legittime e l’assicurazione del buon governo attraverso una legislazione cooperativa che ne garantisca il corretto funzionamento attraverso assemblee, contabilità, revisione contabile, ispezione e presentazione delle dichiarazioni. Ci sono paesi in cui le cooperative esistono, ma non esiste una legge, rendendole strutture quasi illegali. Per questa ragione è fondamentale che comunque il governo garantisca una normativa adeguata.
Le differenze con le grandi piattaforme
Se torniamo indietro nel tempo, uno dei Principi originali dei pionieri di Rochdale era proprio il pagamento di interessi limitati sul capitale dei soci. A livello contenutistico significa che non bisogna remunerare eccessivamente il ritorno dell’investimento in una cooperativa.
L’investimento fatto non va remunerato: ci sono interessi limitati, questo significa evitare che l’adesione alla cooperativa sia basato esclusivamente sul rapporto di investimento di capitale di rischio. Cambia proprio la mentalità tipica di investimento sui capitali: questo è un punto di partenza fondamentale, ma ciò non toglie che le cooperative possano avere bisogno di finanziamenti da fonti esterne, sia per crescere, che per essere fondate o per restare sul mercato che può essere molto competitivo richiedendo grandi investimenti.
Per capire meglio questo caso, pensiamo alle cooperative di lavoro, quelle manifatturiere, che hanno grandi macchinari e per le quali, quindi, servono degli investimenti. Quando c’è questa esigenza le cooperative devono essere consapevoli dei pericoli che chiedere finanziamenti esterni può comportare per l’autonomia e l’indipendenza.
Bisogna assicurarsi che il rapporto con le istituzioni finanziarie non comprometta questo quarto principio. Poniamo l’attenzione sulla raccolta di fondi dalle banche commerciali: in questo caso l’autonomia, l’indipendenza e la sovranità dei soci possono essere illusorie. In questi accordi, soprattutto se non si riesce a ripagare il debito, questo può portare al rischio che il controllo effettivo dell’attività di una cooperativa finisca nelle mani dei finanziatori.
Pensiamo anche alle grandi piattaforme come Deliveroo o Uber: a fronte di grandi fatturati, in realtà, sono piattaforme che di solito hanno l’utile in negativo sono sostanzialmente delle bolle finanziarie che sono finanziate dai cosiddetti finanziatori pazienti, che finanziano sul lungo periodo, per avere un ritorno sul lungo periodo. Pur essendo pazienti, però, questi investitori si aspettano un ritorno sui propri investimenti e quindi chiedono alle piattaforme di trovare sempre nuove strategie per crescere.
Anche per questo le imprese che sono dietro alle piattaforme applicano strategie che conosciamo ormai molto bene: riduzione dei costi, che spesso si traducono in assenza di diritti per lavoratori e lavoratrici come il classico tema del falso lavoro autonomo.
Dico falso lavoro autonomo perché i costi del lavoro, per non essere tenuti nell’impresa, vengono scaricati sui lavoratori. Le imprese fanno anche azioni di lobby per non riconoscere questi diritti, ma anche per trovare il modo di non pagare le tasse nei paesi dove operano, ma solo nei paesi che hanno scelto per versarle. Questo implica un’opacità di funzionamento che è molto legato al fatto che devono dare dei ritorni sugli investimenti.
Con il dialogo per una direttiva Europea più stringente sul lavoro di piattaforma ha portato le piattaforme a minacciare di lasciare l’Europa perché i costi aumenterebbero e quindi non potrebbero più restituire gli investimenti fatti e dare un plusvalore agli azionisti.
È chiaro che questa situazione non permette alle imprese di essere completamente autonome nelle scelte strategiche di gestione della propria azienda. Ecco che torna il quarto principio che si focalizza proprio su questo e mette in guardia da questo rischio finanziario per l’autonomia e l’indipendenza.
Afferma proprio che quando le cooperative raccolgono capitali da fonti esterne devono farlo con condizioni che assicurino il controllo Democratico da parte dei soci e mantengano la loro identità cooperativa. Per questa ragione i termini di qualsiasi accordo finanziario che abbia un impatto significativo sull’attività della cooperativa devono essere considerati approvati dai soci in assemblea generale e anche il consiglio di amministrazione è chiamato a guidare questi rapporti in modo trasparente, consapevole e con apertura, ma sempre nel rispetto dell’autonomia dell’indipendenza e della voce dei soci.
Perché costituire una cooperativa per fare impresa
C’è un tema che è legato a questo principio: la difficoltà di accedere ai finanziamenti del mondo Cooperativo. Non remunerare le quote è un problema complesso e fa sì che soprattutto in ambito tecnologico sia difficile fondare delle nuove cooperative. In questi settori ad alta tecnologia è difficile iniziare se non ci sono investimenti importanti alle spalle, però effettivamente quello che può sembrare un limite può essere compensato in diversi modi.
In Italia abbiamo dei fondi mutualistici di cooperative che aiutano il sostegno delle cooperative. C’è infatti un altro tema, legato più al terzo principio: tutte le cooperative danno il 3% del loro utile ai fondi mutualistici come Coopfond, che servono per finanziare la nascita di nuove cooperative.
Ci sono degli strumenti interni che permettono di superare questa difficoltà iniziale, quindi, mantenendo la libertà e l’indipendenza. Coopfond entra come socio all’interno del consiglio di amministrazione, con l’obiettivo poi di uscirne man mano che l’investimento si è ridotto, mantenendo comunque il ruolo di socio sovventore o finanziatore e ha un ruolo nel consiglio di amministrazione ma rispetta la posizione degli altri soci.
Il secondo aspetto è il fatto che quello che può sembrare un limite in realtà è un’opportunità: perché è vero che è difficile accedere ad investimenti e non c’è la possibilità di portare l’impresa sul mercato, ma questa è anche una possibilità, significa essere liberi.
Tornando all’esempio di prima, le grandi piattaforme soffrono molto i limiti degli investimenti azionari ed è una situazione che riguarda tantissime imprese, come tutte le imprese quotate in borsa. In un mercato estremamente volubile, come quello del mercato azionario attuale, può essere complicato. Poter lavorare come una cooperativa, invece, significa mantenere la propria autonomia, la propria indipendenza, non avere qualcuno alle spalle che decide per te e quindi la struttura stessa della Cooperativa garantisce una libertà che nelle imprese di capitali non è così scontata.
Libertà, democrazia, autonomia. È proprio una visione che consente di mantenere questi principi saldi nei confronti non solo dei potenziali finanziatori, ma anche proprio nel governo, nei confronti di tutte le altre organizzazioni con cui c’è anche un confronto. A questo si aggiunge il fatto che si fa parte di questa grande famiglia globale in cui siamo tutti orientati ad aiutarci per avere questa visione condivisa e supportarci a vicenda nella salvaguardia della dell’Autonomia.