Terzo Principio: Partecipazione economica dei soci
di Aldo Macchi (Direttore ArCo) con Giovanni Chiesi (Legacoop Toscana), Claudio Vizilio (Generazioni Sardegna) e Francesca Martinelli (Fondazione Centro Studi Doc)“I soci contribuiscono equamente al capitale delle proprie cooperative e lo controllano democraticamente. Almeno una parte di questo capitale è, di norma, proprietà comune della cooperativa. I soci, di norma, percepiscono un compenso limitato sul capitale sottoscritto come condizione per l’adesione. I soci destinano gli utili ad alcuni o a tutti gli scopi: sviluppo della cooperativa, possibilmente creando delle riserve, parte delle quali almeno dovrebbero essere indivisibili; erogazione di benefici per i soci in proporzione alle loro transazioni con la cooperativa stessa, e sostegno ad altre attività approvate dalla base sociale.”.
Oggi andiamo a scuola di economia, grazie al terzo principio cooperativo. Sarà una puntata particolare, dove parleremo del microcredito, delle sfide del cooperativismo con le nuove generazioni, anche a livello economico, ed infine di cosa significhi economia come incontro intergenerazionale.
Lo faremo grazie ai contributi di Giovanni Chiesi (Legacoop Toscana), Francesca Martinelli (Direttrice Fondazione Centro Studi Doc) e Claudio Vizilio (Generazioni Legacoop Sardegna).
I nuovi valori emergenti in termini di consumo
Di Giovanni Chiesi (Legacoop Toscana)
Il movimento Cooperativo se vuole avere un futuro, ed essere in grado di rispondere ai propri scopi, deve avere a che fare con i giovani. Perché i giovani, come categoria sociale, sono portatori di nuovi valori emergenti, anche dal punto di vista del consumo. La nostra generazione è la prima che non è cresciuta con il mito dell’aumento costante e continuativo della quantità dei consumi. Quelli che hanno 20-30 anni sono coloro che, per primi, hanno sperimentato questo cambio totale di paradigma. In questo scenario, le cooperative di consumo, ma in generale la cooperazione, ha un grandissimo spazio d’azione se riesce a portare il proprio valore economico al di là di quello che è il semplice risparmio. Potremmo fermarci a pensare che i giovani, oggi, vanno meno nei supermercati cooperativi rispetto ai loro genitori, ma sarebbe limitante. La vera sfida è quella di riuscire a costruire un rapporto sociale con i giovani. Oggi si fa fatica a fare nuovi soci, e nuovi soci che partecipino in uno scambio mutualistico. La vera sfida per il futuro è trovare la chiave di trasmissione di questo principio economico, fondamentale per la partecipazione alla vita cooperativa e per la società.
Il microcredito, strumento finanziario personale, ma anche di impresa
Di Claudio Vizilio (Generazioni Sardegna)
Il microcredito è uno strumento ampiamente utilizzato dalla forma cooperativa, perché si presta a essere uno strumento flessibile, più rispondente alle esigenze iniziali dei giovani che costituiscono un’impresa cooperativa. Il microcredito nasce come strumento finanziario per soggetti non bancabili. Recentemente ci sono state anche nuove normative che aumentano il microcredito, aumentando quindi l’importo che può essere richiesto. Ma il suo valore è proprio la modalità che ti permette di accedere a uno strumento finanziario che altrimenti difficilmente potrebbe essere richiesto alle banche convenzionali.
All’interno del microcredito, inoltre, c’è la possibilità di beneficiare di ulteriori agevolazioni, come ad esempio l’ammissione alla garanzia statale. Si tratta di un aspetto non di poco conto per chi si appresta a fare un piano di investimento e a richiedere finanziamenti. Questo è altamente attrattivo per chi vuole costituire un’impresa cooperativa. Anche le modalità di restituzione sono ampiamente vantaggiose. Essendoci un periodo di preammortamento iniziale, viene permesso alla cooperativa di arrivare a superare la fase di avvio, e quindi offre la possibilità di avere un impatto finanziario inizialmente inferiore rispetto a quello che avrebbe con degli strumenti finanziari alternativi.
Il terzo principio è la chiave per il dialogo intergenerazionale
Di Francesca Martinelli (Fondazione Centro Studi Doc)
Partiamo dal presupposto che le cooperative esistono per soddisfare i bisogni delle persone, e non per generare un ritorno speculativo sul capitale investito. Questo è il cuore della questione, che viene poi approfondita proprio all’interno del terzo principio.
Il motivo principale che spinge le persone a formare una cooperativa è la risposta a un bisogno: l’autosufficienza.
Questo perché, se io ho i soldi per fare un progetto da solo, me lo faccio da solo, non vado a farlo con qualcun altro. La cooperativa, invece, ti permette, in una situazione di difficoltà, di rispondere a un bisogno effettivo, e di farlo insieme ad altri: mettendosi insieme si riesce a fare quel qualcosa in più. Ciò che fa questo principio è proprio descrivere il modo in cui i soci investono nella loro cooperativa, raccolgono o generano capitale, e assegnano anche l’eccedenza, il surplus che viene generato.
Quello che è fondamentale da capire, e che viene sottolineato in questo il principio, è la natura non speculativa delle cooperative. Questo è molto importante perché è un degli elementi che rendono le società cooperative diverse dalle classiche società di capitali. I soci hanno sempre una quota, ma questa quota non è remunerata: non si parla come nelle grandi società di capitali di un investimento che viene fatto e che genera un ritorno, portandoti ad acquistare una quota o a cederla per avere dei vantaggi. In cooperativa le quote, una volta acquistate, non vedono una ridistribuzione delle eccedenze. Gli utili sono parzialmente detassati, ma solo quando sono reinvestiti all’interno della cooperativa e non distribuiti tra i soci. Non c’è quella situazione in cui l’utile straordinario viene ridistribuito tra i soci azionisti.
Nel caso delle cooperative c’è l’obbligo di reinvestire. C’è anche la pratica del ristorno, ovviamente, per cui se c’è quel qualcosa in più, viene ridistribuito, ma sempre all’interno della dinamica dei soci lavoratori, quindi di tutti i soci. Questo è uno degli elementi fondamentali che garantisce l’intergenerazionalità delle cooperative. Pensiamo alle classiche strategie con cui vengono costruite le imprese oggi e fondate, le classiche startup. Il percorso è quello di fondare una società, remunerare il più possibile quelli che hanno eventualmente investito, fare più soldi possibili e poi venderla, quindi passarla in altre mani. L’obiettivo è quello di cercare di farla crescere il più possibile, o almeno quel tanto che basta per farla andare da qualche altra parte, se poi la società andrà avanti o no, non è un problema.
La cooperativa fa il contrario: questa indivisibilità del patrimonio e il rimpiego degli utili nell’impresa stessa garantisce lavoro stabile e sviluppo nel tempo e stabilità economica della società. Garantisce continuità: significa creare un’impresa per far sì che poi vada avanti, abbia una sua storia, sia resiliente e quindi posso andare anche nelle nuove generazioni.