Settimo Principio: interesse verso la comunità
di Aldo Macchi (Direttore ArCo) con Alessandro Regge (Legacoop Piemonte), Maurizio Marino (Rika), Lorenzo Biascetta (Rika), Michele Schirru (Generazioni Legacoop Sardegna), Roberta Pietrobono (Eticae)“Le cooperative lavorano per uno sviluppo durevole e sostenibile delle proprie comunità attraverso politiche approvate dai propri soci.”
In questo approfondimento ci aspetta un giro d’Italia alla scoperta di piccoli borghi, di esperienze dirette e anche del grande valore che ha questo principio, quello di entrare a far cooperativa tra le comunità.
Un approfondimento reso possibile grazie al contributo di Alessandro Regge (Legacoop Piemonte), Maurizio Marino (Rika), Lorenzo Biascetta (Rika), Michele Schirru (Generazioni Legacoop Sardegna), Roberta Pietrobono (Eticae).
Il movimento cooperativo al centro della globalizzazione lenta
Di Alessandro Regge (Legacoop Piemonte)
L’impresa cooperativa ha un interesse nei confronti dei suoi soci, quindi nei confronti delle persone, ma anche nel territorio in cui è radicato. Come attività istituzionale, molte volte, andiamo a fare delle analisi degli impatti sul territorio, perché è difficile che una cooperativa delocalizzi, o che ci siano dei meccanismi particolari dove il legame col territorio è debole nei confronti di una cooperativa e la sua comunità. Il termine comunità è estremamente attuale oggi: a livello piemontese abbiamo avuto, a Torino, il Festival Internazionale dell’economia dove si è parlato della globalizzazione: c’è un nuovo modello di globalizzazione lenta, con un nuovo modello di globalizzazione di impresa dove l’impresa cooperativa si sposa perfettamente, non perché non sia una forma di impresa quindi non generi elementi economici e di profitto, ma per l’aspetto economico, sociale e ambientale che ha nei confronti della comunità del territorio nel quale la cooperativa opera. In questo, il socio, all’interno dell’impresa cooperativa, può ambire anche alle cariche sociali, grazie alla valorizzazione della persona che è all’interno di una struttura cooperativa.
Le cooperative di comunità: tra turismo ed energia
Di Michele Schirru (Generazioni Legacoop Sardegna)
C’è un progetto pilota, in Sardegna, di cooperativa di comunità che, anche grazie a politiche di sostenibilità, vuole diventare una comunità energetica. Parlo di Fluminimaggiore, un borgo che si trova sulla costa sud occidentale dell’isola che, attraverso la creazione della cooperativa di comunità ha portato avanti, e sta portando avanti, un progetto di riqualificazione del borgo, chiamato Happy Village, per tentare di riconvertire l’economia della comunità in economia turistica rispetto all’economia ex mineraria e agro pastorale che ha caratterizzato questi ultimi 30 anni del territorio. Con questo strumento la comunità di Fluminimaggiore sta cercando di riconvertire la propria economia, ma anche di ripopolarsi: lo spopolamento nelle comunità più periferiche è uno dei problemi maggiori della Sardegna.
Le cooperative di comunità e le comunità energetiche sono strumenti che Legacoop, in Sardegna, sta portando nei territori per favorire uno sviluppo e una riconversione economica che però resta difficile. Fluminimaggiore né un esempio, ma ce ne sono anche altri: la possibilità di formare comunità energetiche è in fase di discussione in altri borghi come Elini, Arborea, dove è presente tutt’ora una delle più importanti cooperative di conferimento, Samassi, un comune del Campidano.
Strumenti che diventano anche opportunità, anche grazie alla partecipazione di CoopFond, che spesso finanzia questi progetti, permettendogli di concretizzarsi. È una grande possibilità, per le nuove generazioni, di restare in questi territori. Nel nostro territorio regionali, infatti, i giovani si trasferiscono nelle due grandi città, Cagliari e Sassari, con una forte penalizzazione delle altre aree. Attraverso questi processi, invece, tanti giovani si stanno riavvicinando al bordo. Con l’ultimo bando di Coop StartUP, un piccolo borgo nell’oristanese, Seneghe, ha dato origine a un’altra cooperativa di comunità, costituita da giovani che dopo la laurea vogliono tornare nel paese, di circa duemila abitanti, per rilanciarne l’economia.
Il movimento cooperativo è attivo anche in progetti di turismo sostenibile: che significa riqualificare l’esistente invece che andare a creare nuove volumetrie a ridosso delle coste. Significa anche portare avanti esperienze di turismo ambientale ed esperienziale. Nei bandi che presentiamo, inseriamo punteggi di premialità legati proprio alla sostenibilità dei progetti. In questo caso specifico del turismo, l’obiettivo, è quello di non avere solo proposte di turismo balneare di massa, ma andare a cercare un turismo anche più di qualità dove tanti giovani si stanno proponendo per creare delle agenzie turistiche, o di viaggio, dove vengono proposti dei pacchetti turistici che riguardano l’ambiente, l’archeologia, la cultura e l’enogastronomia della nostra regione.
Di Maurizio Marino e Lorenzo Biascetta (Rika)
Nel maggio del 2018, dopo circa un anno di incontri, siamo riusciti a mettere insieme 9 persone, 7 ragazze e 2 ragazzi, creando una cooperativa proprio per cercare di dare un minimo di slancio a Montemitro, o perlomeno a tenerlo in vita. Montemitro è un paese di origine croata, che ha l’obiettivo di sviluppare una serie di iniziative che portino le persone a viverlo. Il Molise, ma anche il vicino Abruzzo, sono terre che faticano a trattenere i giovani che vanno a studiare altrove. Trattenerli, o farli tornare per poter avere un’occupazione lavorativa in queste zone è il principale traguardo che vogliamo raggiungere.
Lo possiamo fare attraverso attività di sviluppo turistico territoriale, che possono avere più appeal, ma anche puntando sul significato di fare comunità. Perché fare comunità in un piccolo borgo significa avere un forte senso di appartenenza. Non vuol dire, necessariamente, esserci nato, ma che ci si sente parte di quel territorio. E il cooperativismo, in questo, alla base, ha proprio questo sentimento di sentirsi parte integrante di qualcosa, in questo caso di una comunità e del lavoro che si svolge per essa. Ti può bastare anche soltanto un giorno, in un luogo, per capire che non si vuole più andare da nessun’altra parte. Il ruolo dei giovani, in questo, è fondamentale perché le persone di generazioni precedenti alle nostra hanno una mentalità non molto aperta per la cooperazione. Noi siamo figli o nipoti di persone che avevano pochissimo e un po’ possiamo capire il loro atteggiamento di portare avanti in modo autonomo il proprio lavoro, senza sentire l’esigenza di aggregarsi ad altri gruppi di persone. Quel poco che avevano gli bastava per sopravvivere.
Oggi invece è fondamentale aggregarsi, cooperare, per poter portare avanti progetti, soprattutto in realtà come le nostre. Ed è qui che le giovani generazioni sono importanti, perché hanno in loro quella mentalità differente che serve oggi. E non parliamo di un cambiamento di pensiero di 50 anni, ma anche semplicemente nella generazione precedente alla nostra. Noi giovani dobbiamo essere in grado di cambiare la mentalità.
Il sogno più bello sarebbe quello che tutta la comunità lavorasse in sincronia in armonia per raggiungere l’obiettivo comune, che è quello di futuro.
Il settimo principio come opportunità per le micro cooperative
Di Roberta Pietrobono (Eticae)
Il modello cooperativo è un modello davvero innovativo, si è sviluppato secondo i principi di sviluppo strategico che può rigenerarsi nel tempo. Una rigenerazione attiva, che non si ferma all’interesse del singolo. Nel nostro piccolo, abbiamo sede nel Lazio, ma abbiamo investito anche in territori differenti, perché ci piacciono le sfide, e per far capire che si può far generare un impatto anche nei piccoli luoghi e permettere ai giovani anche di restare nei loro luoghi di appartenenza, e non per forza raggiungere le città, le metropoli o l’estero.
Durante il lockdown abbiamo iniziato a collaborare con una ragazza che usciva da un master in sostenibilità, e che vive a Potenza. Abbiamo lavorato per due anni insieme, senza avere la possibilità di conoscerci dal vivo. Questo ragazza, giovanissima, ha deciso di diventare socia della cooperativa, lei è di Potenza e noi siamo nel Lazio. Siamo una micro cooperativa fatta di persone, di donne, che in qualche modo condividono nei loro territori gli stessi valori e portano avanti un obiettivo comune: generare un impatto nel proprio territorio di appartenenza. La nostra socia in Molise si occupa dell’aspetto ambientale del territorio. Sulla gestione etica delle foreste, in particolar modo, nel territorio lucano.
Abbiamo partecipato al bando borghi, uno strumento molto importante per riattivare quella che è la rigenerazione del territorio dei piccoli luoghi dove è necessario attivare la partecipazione all’interno dei piccoli enti locali che cercano la chiave per risultare attrattivi per le giovani generazioni. Per questo il settimo principio diventa fondamentale: dobbiamo cercare di andare a impattare sulle comunità in un’ottica di sviluppo sostenibile.